L’imprenditore sa essere obiettivo nel giudicare il proprio business? La risposta è no, quasi mai. Tendenzialmente in ogni imprenditore c’è un eccesso di fiducia che risulta essere un pregiudizio importante e difficile da corrompere quando si deve costruire o ottimizzare la propria impresa.
Ho deciso di scrivere questo articolo perché mi capita di interagire con clienti che chiedono consulenza, ma che alla fine risultano scontenti se l’analisi fornisce parametri e indicazioni differenti rispetto a quelle che il committente si aspettava.
Tendenzialmente, quando ci si rivolge ad un professionista lo si dovrebbe fare con un principio di consapevolezza: la persona a cui ci rivolgiamo è in possesso di più strumenti e più competenze per aiutarci a costruire il nostro business e la sua identità. Quindi dobbiamo avere un approccio differente: il consulente è lì per diminuire il rischio di impresa e per aiutarci a sbagliare il meno possibile.
Obiettività e neutralità
Quando un imprenditore ha un’idea o sceglie di aprire una nuova attività o vuole mettere sul mercato un nuovo prodotto viene travolto da quel bellissimo entusiasmo appassionato di chi pensa di aver avuto un’intuizione e di avere chiaro come portarla avanti, ma prima di iniziare il viaggio bisogna essere assolutamente certi di due cose:
– sappiamo se il mercato ha bisogno di quello che offriamo?
– sappiamo come dobbiamo comunicarlo e a chi?
Partendo dal presupposto che quando pensiamo di aver avuto un’idea geniale siamo assolutamente certi che sia così, la figura dell’esperto ci consente di valutare meglio e di mantenere un senso di realtà grazie al distacco emotivo e alla neutralità di chi viene chiamato a darci supporto.
Ognuno di noi pensa che la propria impresa sia la migliore e abbiamo qualche difficoltà anche nella sua valutazione rispetto ai competitor.
Un esperimento fatto negli Stati Uniti fatto su 3000 imprenditori di piccole e medie imprese ha rilevato un dato impressionante, tanto quanto realistico. Chiamati a valutare la possibilità di successo di diverse realtà gli imprenditori hanno assegnato un punteggio di 8,1 su 10 alla propria azienda e di 5,9 su 10 a quelle della concorrenza.
Il bis di Conferma nella valutazione
I risultati di questo esperimento la dicono lunga.
Nella mia esperienza di consulente, non posso che confermare questo dato. Quando si deve costruire un brand l’imprenditore è troppo legato alla sua idea e ai suoi gusti personali non tenendo in considerazione i bisogni ed il gusto del suo pubblico potenziale.
Quando mi capita di fornire strade alternative rispetto a quelle premeditate dal cliente, nell’80% dei casi si verifica il fenomeno del BIAS DI CONFERMA. (in psicologia indica un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite)
Il cliente, quindi, tende a tenere in considerazione solo i dati che confermano la loro tesi e non quelli che la smontano.
Cosa deve fare un imprenditore per essere obiettivo nel giudicare il proprio business?
Deve lasciarsi accompagnare nella valutazione dei seguenti parametri:
- analisi dei competitor
- bisogni e costruzione della buyer persona
- test di feedback dal pubblico
- opzioni strategiche di costruzione di identità e di posizionamento
In questa maniera riusciremo a scampare dal tranello dei “falsi negativi” e “falsi positivi” nella costruzione del nostro brand e nella valutazione delle nostre idee. Oltre che essere più coraggiosi quando scegliamo di fare business. Perché, come diceva Nelson Mandela:
Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a controllarla.
Se desideri approfondire con me questo discorso o farti aiutare nella valutazione della costruzione della tua impresa clicca qui.
SIMONA RUFFINO
BRAND SPECIALIST & DIGITAL STRATEGIST
Interessante
Solo che penso che ogni imprenditori pensi che questo aspetto che costicchia, lo valuta dopo. Ci sono già talmente tante spese…
Ciao Damiano! Certo, in molti lo fanno dopo, quando hanno già messo in fila una serie di errori che hanno consumato inutilmente budget e opportunità. Fare questo tipo di analisi serve invece proprio per ottimizzare gli investimenti e le azioni di marketing e comunicazione. Ci vuole educazione all’impresa.