Questo articolo sarà un po’ diverso rispetto a quelli che sei abituato a leggere su questo blog: a questo giro voglio condividere riflessioni e non nozioni.
Eraclito diceva Panta Rei, tutto scorre. Ed è vero che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Fare impresa nel 2020 vuol dire una cosa molto diversa rispetto anche a cinque anni fa.
Il tempo per riflettere, sebbene possa sembrare assurdo in un tempo che dilata così tanto le attese (e le aspettative) è sempre meno perché l’azione ha la priorità rispetto al resto in maniera del tutto istintiva. Però, in questi quindici anni di lavoro ho imparato che le azioni se non sono ponderate e misurate possono essere un’arma letale.
Da marzo scorso ho potuto rilevare reazioni differenti nel mondo dei brand e della pmi:
- c’è chi decide di restare immobile aspettando che gli eventi indichino una direzione.
- c’è chi decide di modellarsi come la plastilina e prova ad adattarsi al vestito che i bisogni del mercato indicano, facendo re-branding, fortificando l’identità e attuando una comunicazione ed una strategia più adatta al contesto.
La resistenza al cambiamento non è mai una buona caratteristica per un imprenditore o per una impresa. Vuol dire non essere in grado di andare avanti, mettere il freno a mano quando invece bisognerebbe ingranare la quinta, vuol dire lasciare spazio agli altri mentre si indietreggia anche inconsapevolmente.
Le neuroscienze mi hanno insegnato che qualsiasi prodotto o servizio deve cambiare scopi, metodi e funzioni rispetto ai bisogni, alle emozioni e al contesto che si attraversa. Invece vedo ancora moltissime attività che hanno aperto dieci, venti, trent’anni fa che si illudono che il loro prodotto basti a se stesso. Non si può ragionare così, non più.
Se è vero che fare impresa vuol dire produrre, bisogna sempre tenere bene a mente che, per farlo, bisogna rispondere ad una esigenza, risolvere un problema, essere una presenza forte e costante nella vita dei consumatori.
IMPARARE A CAMBIARe per resistere.
Deve cambiare l’input e cambierà l’output.
Provo a fare degli esempi: se sappiamo che la gente dovrà essere particolarmente attenta a non uscire di casa, ho un ristorante e devo chiudere alle 18 per poi continuare a lavorare con il delivery o con l’asporto, non è forse il caso di rivedere il concept della propria attività e di immaginare una maniera differente di fare ristorazione? Non è forse il caso di implementare il business con servizi e pacchetti diversi? Non è forse il caso di cambiare l’offerta?
Fare delle scelte è implicito nel mestiere dell’imprenditore. E le scelte possono virare, anzi devono, rispetto a quello che accade intorno. Una pandemia mondiale non era proprio nei nostri programmi, ma ci sta insegnando come un’impresa fragile è il risultato di scelte sbagliate.
IMPRESA: DOBBIAMO IMPARARE A CAMBIARE.
Durante il promo lock down avevo scritto un articolo ( puoi leggerlo qui) in cui parlavo di come una crisi possa essere una grande opportunità da cogliere, ma lo sappiamo che gli esseri umani hanno qualche volta la memoria del pesce rosso e che, soprattutto, tendono a rimuovere tutto ciò che ci porta disagio.
Ti invito quindi ad un’azione di consapevolezza e a non mettere tra te ed il mondo la resistenza, ma a programmare (che bella parola!) delle azioni che possano essere di sostengo al tuo business.
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa pensi dii questa storia, conoscere la tua opinione, confrontarmi con te e, ti dico di più, mi piacerebbe poterti essere di aiuto.
SIMONA RUFFINO NEUROBRAND SPECIALIST & DIGITAL STRATEGIST Iscriviti al gruppo facebook per accedere gratuitamente ai webinar e avere un'ora di consulenza online gratuita con me. ISCRIVITI ORA